Tratto dall'opuscolo redatto da RIVALTAMILLENARIA in occasione del millennio, pubblichiamo la traduzione del primo documento in cui compare Rivalta: Oddone, marchese, della famiglia degli Arduinici, dona al monastero di San Pietro di Torino beni in Rivalta (giugno 1016).
Il documento non giunge sino a noi in originale, ma trascritto nel libro di Ferdinando Gabotto Carte superstiti del monastero di San Pietro di Torino (989-1300), Pinerolo 1914 p. 146, che a sua volta trae la notizia dall’opera di Delfino Muletti (Saluzzo, 1755 - Cuneo, 1808), autore di sei fondamentali volumi dedicati alla storia del Marchesato di Saluzzo.
“Nel nome del Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo. Enrico, per grazia di Dio, augusto imperatore, con la protezione di Dio nell’anno terzo del suo impero, nel mese di giugno, nell’indizione quattordicesima, al monastero di San Pietro che si dice sia stato costruito da molto tempo, nel circondario della città di Torino ove ora si trova eletta la signora abbadessa Constantina. Io Oddone, marchese, figlio del fu Mangenfredo (o Manfredo n.d.t.) pure marchese, che vivo secondo la legge salica, offro e dono a quanti sono presenti attualmente nello stesso monastero. Chiunque abbia donato qualcosa di suo in luoghi santi e venerabili in questo secolo riceverà il centuplo in questa vita e possederà la vita eterna. Pertanto io marchese Oddone dono e offro allo stesso monastero di San Pietro a partire da oggi, per la salvezza della mia anima, quattro mansi (terreni) di mia proprietà che posseggo nel luogo e podere di Rivalta che sono tenuti e lavorati dai massari (mezzadri) Pietro e Rinolfo e sono coltivati tra seminativi e viti, con le loro aree o terre arabili e prati per un totale di iugeri 50; e se ancor più delle mie proprietà nel predetto luogo e podere di Rivalta fosse misurato, come si legge in questo documento, sia offerto in diritto e potere dello stesso monastero da oggi come ricompensa per la mia anima. Le sunnominate proprietà e per tutte quelle cose suddette di mio diritto con le aggiunte e le entrate loro, cioè con le adiacenze superiori e inferiori misurate e sono contenute per intero, da questo giorno dono e offro allo stesso monastero di San Pietro mediante la presente scrittura di offerta e confermo in quello stesso luogo che posseggo; e anche riguardo alle fascine e alle piante frondose che vi crescono faccio legittima donazione e investitura al predetto monastero e quindi mi estrometto dalla mia proprietà, e allo stesso monastero lascio in possesso come proprietario per come ne vorranno disporre senza ogni mia opposizione o diritto di revoca e anche da parte degli eredi e dei successori degli eredi. Ma non credo veramente che in futuro succeda; se io stesso Oddone, lungi da me, o qualcuno dei miei eredi o successori degli eredi o qualsiasi persona andasse ad opporsi a questo scritto di donazione, ogni qualvolta si tentasse o con astuzia si cercasse di infrangerlo allora ci metteremo in lite contro quella parte e quindi proporremo una multa che è di trenta once* di ottimo oro e sessanta once d’argento e che ripeteremo se non siamo in grado di rivendicare ma che la firma sul presente documento di donazione sia di lunga durata e che non venga strappato vista la stipulazione sottoscritta su pergamena con istrumento da cui ho estratto questa pagina di donazione firmato dal notaio Garibaldo, giudice del sacro palazzo e confermato dai testimoni per avvalorarla.
L’atto è stato sottoscritto felicemente nella canonica della chiesa di Santa Maria Madre di Dio.
Il segno + sottoscritto a mano di Oddone marchese che ho richiesto di comporre questa donazione e alla quale è stata assicurata.
Il segno ++++ per mano di Protario, Salione, Unzone o Adalberto e Rulfo, tutti testimoni viventi secondo la legge salica.
Il segno +++ per mano di Oddone e pure di Adalberto, cioè secondi testimoni.
Io Garibaldo notaio e giudice del sacro palazzo estensore di questo documento di donazione dopo averli letti ho completato e ho consegnato.”
(Nota del traduttore): *Oncia: un dodicesimo di libbra, cioè grammi 28,30.